Federico Francesco Saverio de Mérode (Bruxelles, 1820 – Roma 1874) di antica famiglia della nobiltà franco – belga, abbandonata la vita militare per quella religiosa, ricevette a Roma gli ordini minori nel 1847, anno in cui Pio IX concessa la libertà di stampa, autorizzata l’istituzione di una Guardia Civica, ammessi elementi laici a far parte del governo, sembrava aver assunto il ruolo di più autorevole rappresentante della causa italiana.
Il de Merode, che era stato incarcerato durante il periodo della Repubblica Romana, liberato, prese parte alla restaurazione del governo pontificio nel 1849 e fu cappellano militare delle truppe francesi. Egli si distinse poi nell’amministrazione di Roma ove, tra l’altro, tracciò il primo piano regolatore, aprì le attuali via Vittoria Colonna e via Nazionale, proprio nelle direzioni in cui si sarebbe poi sviluppata la città..Due giorni dopo il suo ritorno a Roma Pio IX visitò i soldati francesi e ricevette gli ufficiali in udienza. Durante questi contatti con le truppe francesi, rinnovatisi il giorno 18 con la rivista in Piazza S. Pietro, il Pontefice ebbe modo di conoscere il giovane sacerdote belga de Mérode e, intuitene le molte qualità, lo volle presso di sé in qualità di Cameriere segreto partecipante (14 aprile 1850) “… presto giovandosene in riservate negoziazioni con la Francia e per lo studio e la preparazione delle importanti riforme istituzionali ed amministrative da lui intraprese ed attuate fra il 1850 ed il 1870” (Dalla Torre, Enciclopedia Cattolica). La dignità prelatizia fu l’inizio di una lunga e fortunata carriera di curia, ricca di soddisfazioni e riconoscimenti, anche se non priva di contrasti, come quelli di natura politica col card. Antonelli, e forse di natura religiosa, se dobbiamo considerare la sua presa di posizione contro la definizione dogmatica dell’infallibilità pontificia.
Contrasti che mai lo privarono della stima del Pontefice che il 22 giugno 1866 lo creò arcivescovo titolare di Mitilene. Tra le varie cariche ed incombenze a lui affidate ci fu quella della riforma delle scuole e delle istituzioni assistenziali e caritative. In questa occasione ebbe contatti coi Fratelli delle Scuole Cristiane e particolarmente con fratel Siméon Perrier (1814-1899).
Nel 1871, mons. de Mérode, dopo l’annessione di Roma, data l’abolizione dell’insegnamento religioso nelle scuole statali, fondò un doposcuola, dove i ragazzi che lo avessero voluto, potevano trovare, oltre all’insegnamento religioso, assistenza nello svolgimento dei compiti scolastici e nello studio delle lezioni, ed istituì corsi supplementari di disegno e di lingue moderne. A presiedere e ad assistere spiritualmente la nuova istituzione, il de Mérode poneva il suo segretario mons. Canori, coadiuvato dall’ingegner Enrico Bagnoli, professore di disegno, che curava la parte più propriamente scientifica.
La nuova fondazione, inizialmente alloggiata in alcuni locali di Palazzo Capranica, passò poco dopo in quelli più vasti di Palazzo Altemps, preso in affitto.
Al modesto doposcuola si aggiunse, nel maggio dello stesso anno, una nuova struttura. L’adesione di alcuni professori e studenti dell’Università romana della Sapienza alle posizioni del Döllinger, contrarie alla proclamazione, da poco avvenuta, del dogma della infallibilità pontificia e gli scontri conseguenti fra i primi e quelli che, tra professori e studenti, erano rimasti fedeli alla Chiesa Romana, costrinsero questi ultimi ad abbandonare l’Università.
Pio IX incaricò il de Mérode di istituire dei corsi di tipo universitario nel Palazzo Altemps per gli studenti cattolici. La nuova istituzione prese il nome di Università Pontificia. Ma il 12 maggio 1876, quando il de Mérode era già morto da due anni, un’ordinanza del ministro Bonghi, Presidente del Consiglio, ne ordinò la chiusura.
A Palazzo Altemps restò solo un istituto fisico-matematico, che ereditò la biblioteca ed il materiale della soppressa università. Una commissione cardinalizia, formata appositamente, stabiliva in seguito la riforma di questo superstite istituto, che da allora avrebbe funzionato come gli istituti tecnici statali, in conformità alla legge Casati.
Sorse così nel 1879 l’Istituto Tecnico Francesco Saverio De Merode, che vivrà di vita autonoma fino al 1900 nella sua sede di Palazzo Altemps.
Nel 1900 , Leone XIII affidava ai Lasalliani del S. Giuseppe anche la direzione e l’amministrazione dell’Istituto De Merode che , nel 1903, venne trasferito in un palazzo, appositamente costruito , in vicolo Alibert, a fianco del Collegio S. Giuseppe e della Chiesa di S. Giovanni Battista De La Salle,fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Qui ancora sorge l’imponente complesso del Collegio S. Giuseppe – Istituto De Merode che educa circa 850 alunni ed alunne suddivisi in tre plessi scolastici: Scuola Primaria (2 sezioni), Secondaria di Primo Grado (Medie) (3 sezioni) Liceo Classico (2 sezioni) Liceo Scientifico (2 sezioni).
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