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Protagonisti del mondo lasalliano

“Un tentativo rischioso, guardando al futuro”:  nel libro di Fratel Remo Guidi

 

Missionari, sportivi, superiori provinciali, catechisti, innamorati della scienza: 30 protagonisti del mondo lasalliano dall’unità d’Italia ad oggi, soprattutto 30 Fratelli, maestri, in cattedra per passione. A ricostruirne i profili con zelo e accuratezza è Fratel Remo Guidi, considerato uno dei più grandi studiosi del ‘400, nel libro “uomini in cattedra non per mestiere ma per passione”, presentato giovedì 19 gennaio al Collegio San Giuseppe – De Merode di Piazza di Spagna. “Alcuni più schivi, altri meno, alcuni con incarichi istituzionali, poi tornati ad essere semplicemente freres, tutti profondamente lasalliani, docenti preparati, catechisti, educatori esperti di pedagogia, quella appresa sul campo non quella che viene dai libri”, spiega Fratel Alessandro Cacciotti, direttore del De Merode, ricostruendone brevemente di ciascuno i tratti essenziali e quelli comuni. “Alcuni con doti di grandi affabulatori. Tutti polivalenti, impegnati in altre attività, con ansie, dubbi, mancanza a volte di flessibilità, ma profondo senso di appartenenza. Non battitori liberi – sottolinea – sempre Fratelli”. E ancora “grande amore per la vocazione, a tempo pieno. Chiaro in testa quello che volevano, gelosi della loro classe, davano grande importanza alla formazione spirituale. Tutti credevano nella scuola, al tempo stesso tutti erano stati – in tempi in cui non si parlava di alternanza scuola/lavoro – studenti lavoratori”. Sapevano di didattica, pubblicavano libri, competenti dal punto di vista professionale. Forti nell’associazionismo. “Tutti avevano qualche progetto particolare. Sapevano che l’educazione del tempo libero – oggi spesso espropriato da agenzie pseudoeducative – era fondamentale per far crescere le persone”. Tra quelle annoverate al solo De Merode, lo scoutismo, l’azione cattolica, la San Vincenzo, la filodrammatica, l’unione delle famiglie, lo sport con la presenza della Polisportiva “Stella Azzurra” con rugby, equitazione, scherma, judo, atletica, sci, hockey. “Coraggio di progettare, cambiare, coinvolgere”.

A confermarlo gli ospiti presenti in sala che molti Freres hanno conosciuto in prima persona: dal Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ex alunno per 13 anni al De Merode. Il suo impegno nello sport come strumento formativo e partecipativo ha le sue radici proprio nella scuola: “quel che sono lo devo al Collegio. Sono a casa qui. Fantastici Freres che ci hanno accompagnato, che mi hanno regalato il senso del dovere, della responsabilità, quella che solitamente si dovrebbe imparare in famiglia”. A condividere il suo ricordo anche Valerio Bianchini coach della Stella Azzurra “esperienza ricchissima. Hanno voluto un allenatore accanto ai ragazzi. L’obiettivo era formare l’uomo, non costruire campioni o capitalizzare le quote dei genitori. Lo sport era uno strumento di formazione”. Fratelli capaci di operazioni incredibili: “in serie B la squadra ha lasciato il palazzetto dello sport per riaprire il Palaeur, chiuso dalle olimpiadi del 1960”.

Ancora il Prof. Mario Arceri, dell’Università Roma 2 Tor Vergata, prestigiosa firma del giornalismo sportivo e da sempre interessato alle sorti della Stella Azzurra. “Nello sliding doors del mondo sportivo” due gli aspetti evidenziati: “la fiducia data nel tempo agli allenatori della squadra, due in 30 anni, considerati veri educatori dei ragazzi. E poi gli atleti, tutti nati e cresciuti dentro al Collegio, accompagnati ad essere campioni nel basket ma soprattutto nella vita”.

 

 

 

Fratel Remo Guidi e Giovanni Malagò

Tre le doti dei Fratelli evidenziate dal Prof. Marco Camerini, allievo e docente delle scuole lasalliane: “saper discernere in profondità le esigenze spirituali e personali dei ragazzi insieme alla dedizione. E poi umiltà, discrezione, qualità che sembrano scomparse oggi in tempi di arroganza, barbarie, presenzialismo”. Ed un riferimento particolare a tre figure accomunate dal dinamismo e dall’intuizione molto moderna di inserire le problematiche non solo della scuola lasalliana ma di tutta la scuola cattolica nel vivo delle componenti sociali e del fermento politico del tempo presente: Fratel Mario Presciuttini, pellegrino per l’Italia, “con il suo master per gli educatori aveva compreso che per educare bisognava essere educati, intuizione che oggi sembra molto moderna”. Fratel Lazzaro, fondatore di Presenza 80, direttore della FIDAE, “uno straordinario vitalismo soprattutto in quelle giornate della gioventù del 2000, organizzate con tanta passione. L’intuizione modernissima, inserire la scuola non solo lasalliana ma cattolica in un mondo più ampio, ambizioso, anche politico di confronto con quelle forze disposte a sostenere il carisma, o le forze della Chiesa, chiamate insieme ad uscire dal narcisismo strisciante da quella autoreferenzialità, rischio di certi atteggiamenti della scuola cattolica, scelta necessaria oggi e a quel tempo decisamente profetica”. Opzione simile a quella di Fratel Valentino, “l’intuizione dello sport come strumento per promuovere la formazione integrale dello studente: dedizione, sacrificio, altruismo, mai competizione, non voleva sentire la parola risultato. Lo sport come momento di confronto con l’altro, solidarietà, partecipazione”. Fratel Leone: semplicità rigore, naturalezza. “Dal ’75 al ’95 postulatore dei santi, abituato a frequentarli mai ha perso il gusto di stare con gli uomini. Fratel Aldo Sabatini infine “delicatezza e finezza d’animo: insegnante di arte, proiettava con le fotografie il bello, del suo animo, dell’arte e lo trasmetteva costantemente a scuola in tutte le sue sfumature”.

Un tentativo rischioso, “quello di riportare in vita i morti per raccontarsi” spiega l’autore del libro Fratel Remo Guidi. Incredibile il lavoro di archivio prodotto. “La mia paura? Sovrappormi a loro e farne espressione di miei convincimenti”. E così gradualmente ha preso forma un puzzle composito: “persone che mangiano le stesse cose, ascoltano gli stessi superiori, sono misurati con gli stessi metri, in questo libro sono diverse, perché la vita religiosa quanto è sostenuta e orientata da persone sapienti non soffoca l’ individuo ma lo arricchisce. Nella diversità, nel contrasto, nella polemica si comprendono i problemi”. Gente umana, “con fisime, programmi, difficoltà”.

Una storia di uomini, che svelano le coordinate di fondo della storia della nazione. Si parte dall’unità d’Italia: “avevamo il triste record di avere il 90% di analfabeti. Casa Savoia non aveva niente di meglio da fare che perseguitare i fratelli, che stavano insegnando ai ragazzi la loro dignità. Il collegio di San Primitivo a Torino fu chiuso per una questione formale. I ragazzi portati in tribunale e il preside minacciato di essere arrestato. A Carrara la notte i Fratelli erano vigilati dalle famiglie perché minacciavano di ammazzarli. Per tre volte gli hanno venduto la suppellettile scolastica per non fargli fare scuola. In una città ricca i fratelli hanno fatto la fame e sono rimasti sul posto”. Una storia di uomini che in fondo si ripropone di continuo. “Oggi abbiamo le nostre difficoltà, ma se paragonate a quelle di prima probabilmente sono inferiori. Avevano meno titoli accademici – sottolinea Guidi – ma più capacità di essere creduti: il gap tra loro e il bacino di utenza della scuola era di gran lunga inferiore a quello di adesso. Non facevano l’università ma una volta usciti dalla casa di formazione arrivavano nelle comunità dove trovavano persone antiche che come artigiani li lavoravano come pezzi unici non entrati in produzione”.

Fratelli che hanno creato il mito della scuola lasalliana. Una casa editrice (A & C) che ha sfornato testi a non finire, arrivati fino alla 30a edizione. Esercizi di analisi logica, grammatiche latine e greche: capacità di leggere il mondo con la loro complessità e sfornare risposte adatte al Paese, alla città, per ricchi e poveri. Un accenno infine allo stile: “tipico dei libri di Fratel Remo” lo sottolinea il Prof. Camerini “unico, sontuoso, rigoroso, un apparato bibliografico che vale il libro ed è un libro nel libro, con una leggerezza che sarebbe piaciuta a Calvino. Può trattare un incunabolo del 400, Erasmo da Rotterdam, la vita gloriosa di una squadra di pallacanestro, il profilo di un Frère, ma lo fa sempre con una levità che rende leggibilissimo il suo testo più bello ed impegnativo, grazie anche ad una vena ironica che sottende il suo stile di scrittura e parola, grande virtù”.

“Un piacere scrivere il libro” conferma Guidi “rivisitazione dei motivi che hanno dato origine a questa Congregazione. Crearla? Una scommessa enorme. Ma tenerla in vita lo è ancora di più. La crisi? Incapacità di adeguarsi ai tempi. “Una speranza grande nel laicato, protagonista di una forte trasfusione”, gettando il cuore avanti oltre l’ostacolo. Tra le pagine più belle infine citata la postfazione dedicata ai giovani. “Non un guardare indietro, una battaglia di retroguardia ma uno sguardo al futuro, un decalogo dallo stile semplice, sentito e sofferto,” conclude Camerini, quella della sfida vocazionale per tutta la Congregazione, vera partita per il futuro. (Laura Galimberti)

Il De Merode a Sanremo per il GEF – Teatro Ariston: 18.04.2024

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Gli studenti del De Merode al CWMUN (New York) aprile 2024

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